venerdì 9 novembre 2007

Architettura vs. Design



Qualche tempo fa, rispondendo alle domande di una giornalista che non conoscevo, mi sono trovato difronte a un dilemma abbastanza ostico.
La questione è se mi diverto di più a fare l'architetto o il designer.
Ho "nicchiato" con cortesia per qualche minuto ma dovevo dare una risposta e che fosse anche minimamente sensata!
Il fatto è che nel mio approccio design e architettura sono assolutamente sovrapponibili. Hanno entrambe esigenze funzionali da soddisfare, caratteristiche formali da definire, suggestioni ed emozioni da suscitare...entrambe hanno un contesto di riferimento (la città, un'abitazione...) e tutte e due "prevedono" l'interazione con l'uso.
Rem Koolhaas ha pubblicato i suoi lavori in un libro in cui progetti e composizioni sono sistemate secondo la scala: "S,M,L,XL" e sollecitato sulle differenze tra i lavori condotti a diverse scale di grandezza ha risposto: "lavorando in tanti ambienti diversi e con le più diverse condizioni, il lavoro finito deve essere anch’esso diverso".
E ha centrato in pieno l'argomento.
Visto che durante l'intervista ho avuto la "botta di fortuna" di guardare verso la mia libreria e intravedere la sontuosa costa della copertina del citato librone del direttore di OMA, con un guizzo felino ho imbastito una risposta molto convincente per la quale grossomodo rigiravo la domanda su se stessa e affermavo che non è la scala dimensionale a rendere più o meno divertente un progetto ma la sfida che si apre tra il progettista, le sue idee e i risultati che raggiungerà.
L'approccio, il modo non necessariamente rigoroso e accademico di intraprendere un progetto crea continui stimoli. L'idea di Koolhaas per cui "necessariamente ogni lavoro DEVE essere diverso" è profondamente innovativa. Tempo, condizioni, ambienti variabili insomma DEVONO interagire PER FORZA nella creazione di un progetto. L'architettura ha come rischio ulteriore quello dei suoi "tempi di realizzazione" il design ha dalla sua il confronto con una tecnologia in continua evoluzione.

Un paio di giorni dopo ho riflettuto meglio sulla domanda:
Ho il privilegio di fare un mestiere in cui posso chiedermi "in che modo mi DIVERTO di più."
Mica banale come concetto?

nell'immagine il progetto definitivo per il nuovo quartier generale della società "Il Sole" uno dei progetti architettonici cui sto attualmente lavorando.

rO.

Rischi del mestiere...




Molti pensano che il mestiere dell'architetto e del designer non sia geeticamente intriso di rischio e pericolo.
E hanno torto!
Cioè intendiamoci, nonesiste un solo modo di esercitare questa straordinaria professione e se si intreprendono strade e percorsi "inusuali" i rischi sono sempre in agguato.
Porto ancora sulla fronte una cicatrice rimediata per una ustione provocata da un filo in nichel titanio sui centoepassa gradi in laboratorio per una mia "sbadataggine"... dunque so bene di cosa parlo!
La mia collaborazione con il CNR-IENI di Lecco e con l'amico fisico Stefano Besseghini parte da origini lontane nel tempo.
Sono sempre stato convinto che anche solo l'osservazione di "logiche" estranee a quelle di progettazione e disegno cui siamo abituati sviluppino stimoli creativi assolutamente inusuali.
Frequentare il laboratorio del CNR per seguire lo sviluppo di progetti come la lampoada V/a.g.r.a, o del progetto SpideR è una esperienza incredibile. Il crossover di competenze ma soprattutto di "approccio" con ricercatori che lavorano in campi diversissimi come il biomedicale, microingnegneristico o energetico provoca un cambiamento radicale nelle proprie convinzioni. E' come se si aprissero "spazi" dai quali attingere risorse per idee assolutamente impensabili. E' come se un giorno, il direttore della TNT scoprisse che esiste la possibilità di teletrasportare gli oggetti.
Beh, persino cui il capitano James Tiberius Kirk potrebbe stupirsi delle impicazioni di una simile applicazione!
Con questo non intendo dire che la ricerca necessariamente "ispiri" creatività. Non capita sempre. Ma a volte ci sono idee, embrioni di idee che trovano una "possibilità" fuori dal contesto in cui sono nate.
Attualmente con il CNR stiamo lavorando ad alcune delle cose che vedrete (forse, nel campo della ricerca certezze non ce ne sono, è scienza questa!) al prossimo Fuorisalone.
Ma forse anche prima dipende dalla cottura...

nell'immagine un forno di caratterizzazione per metalli SMA nel laboratorio del CNR-IENI di Lecco

rO.

Gulp! a Romadesignpiù



La Gulp! è l'ultima nata e come sempre agli ultimo nati si è molto legati...
In verità non è neanche ancora "ufficialmente" nata, sarebbe stata presentata al Fuorisalone 2008, ma la galleria Artnhow! ci ha chiesto di presentarla in anteprima alla mostra Decontamination. Ne è nata una edizione limitata per l'hotel Nhow! in anteprima assoluta ma constato con piacere che la "riuscita" dell'oggetto è stata decretata anche dal grande successo rilevato nel contesto della mostra RomaDesignPiù.
Gulp! è una esclamazione di sorpresa, è l’esasperazione del concetto di sintesi della funzione. Sostanzialmente è una "metafora" del "sedersi".
Piccola, morbida e flessuosa ma allo stesso tempo monomaterica e continua.
Un equilibrio difficile e in dialogo con l'uso.
Milano e Roma hanno avuto già l'occasione di vederla in anteprima in bianco assoluto.
E hanno detto: Gulp!

rO.