lunedì 17 gennaio 2011

Intervista a EcoRadio - LA CENTESIMA SCIMMIA - di Marco Morosino



E' divertente comunicare al di fuori del proprio settore di riferimento. Si percepisce, in un pubblico diverso da quello tradizionalmente interessato al design, una voglia di sapere, di conoscere, di entrare nella logica che porta al concepimento e all'evoluzione dei progetti che mette entusiasmo.
Quello che più è percepibile è che la gente ha voglia di futuro, di passi successivi, di scoprire e provare nuove esperienze e sensazioni.
Essere parte di un processo, non sentirsi vittime di una operazione impositiva che pone il "mercato" all'ultimo anello della catena sembra essere una esigenza diffusa. Non gliene frega davvero nulla di tradizione, maestri, storia e legittimazione del mercato (tanto meno critica).
Forse stimolata dai social network e da istituzioni di condivisione sempre meno nelle mani di una oligarchia culturale o da una diffusione delle informazioni capillare e trasversale credo stia emergendo una consapevolezza critica assolutamente indispensabile alla crescita di una generazione di progettisti nuova e permeata da una etica di partecipazione in tutte le fasi del percorso progettuale.

L'intervista a "La Centesima Scimmia", programma condotto da Marco Morosino su Ecoradio - web radio di base a Roma diretta da Gabriele La Porta) - , ha provocato una interessante cascata di domande -e anche di complimenti - arrivate per mail o su Facebook che mi hanno "obbligato" a riflettere bene su ogni risposta. Competenza, interesse, critica, entusiasmo, ogni osservazione aveva fondamenti concreti.
Oggi se hai un dubbio trovi in rete decine di opzioni, risposte, approfondimenti e ogni singolo "contatto" diventa pertinente, aiuta a crescere, va trattato con serietà e rispetto.
Insomma, non è più il tempo in cui puoi lanciare proclami trionfali senza le opportune legittimazioni.
Il pubblico ha assunto una competenza spaventosa e se non la possiede nello specifico conosce il modo per trovarla!

Questo pubblico, attento e puntuale non si prende in giro con una forma accattivante e una badilata di pubblicità.
O lo si ascolta, si impara a farne parte, a mettersi in discussione con la consapevolezza della propria esperienza o si fallisce miseramente.
Devo ammettere che sto davvero cercando di farlo in ogni parte del mio percorso professionale sia nell'architettura che nella progettazione di oggetti.
Su Ecoradio ho trovato un pubblico che non si beve "comunicati" tipo: "è ecologico perchè è fatto in un materiale sostenibile" ma che ti mette in crisi perchè vuole capire e ""dialogare" con chi ti "mette in crisi" fa crescere, rende i progetti più forti, li fa morire se necessario (e a volte è anche un bene...).
E' stata una fantastica esperienza.

mercoledì 12 gennaio 2011

"Alla Base di Tutto" Giorgio Tartaro scrive di me e NuDe su Leonardo Case&Stili





Ecco l'articolo scritto da Giorgio Tartaro uscito su "Leonardo Case&Stili" in edicola a gennaio.
Credo che rappresenti bene quello che sto facendo in questo periodo. A volte io stesso ho difficoltà a spiegare verso quale direzione mi stia spingendo.
Da un lato l'architettura, la ricerca di spazi e modi di vivere sempre più legati alla cultura contemporanea, dall'altro la sperimentazione e la ricerca nel campo di quello che comunemente viene chiamato design.
Spesso non mi trovo in nessuna definizione del "designer", non mi appartiene l'interpretazione tradizionale a questa "professione".

Il mio modo di lavorare, o almeno quello che cerco di portare avanti, sta in un approccio progettuale che cerca di incrociare competenze assai differenti in un processo creativo complesso.
Una progettazione organica insomma, in cui un "organo" non può prescindere dal funzionamento di un altro, ma al tempo stesso svolge una funzione ben definita concorrendo contemporaneamente alla vita di un organismo più complesso.
No, non è un network o una sinergia di "team": è qualcosa di diverso e proprio perchè "live", attuale, contemporaneo difficilmente definibile.

Penso che lo schema progetto>materiali>produzione>promozione>vendita, messo in atto da attori diversi in relazione consequenziale sia ormai morto da tempo. Ovvio, è ancora il modo riconosciuto in cui si muove la produzione (e in cui si inseriscono i progettisti) ma non credo che la cultura contemporanea possa assorbire ancora per molto questo tipo di...filiera.
Ha tempi lunghi, latenze, imposizioni di certi attori (ed esigenze) sugli altri.
La rete? Il network?
Bah, non credo che ci siamo mai realmente arrivati. La "conoscenza" a disposizione del processo creativo, le banche dati di materiali, i "panieri di idee" dei Saloni Satellite, analizzati cinicamente sono forse solo cambi lessicali di un linguaggio consolidato.

E dunque? (proprio in senso conclusivo...)
Mah, sto cercando, insieme ad amici e colleghi, professionisti e personaggi provenienti da campi tra i più diversi, di sviluppare un nuovo modo di arrivare a soluzioni concrete. Non credo che voglia dire necessariamente "arrivare a prodotti da lanciare sul mercato" ma piuttosto "arrivare a spunti, soluzioni, stimoli da proporre a un pubblico".

Abbiamo fatto nascere NuDe insieme al fisico Stefano Besseghini - nelle cui mani da qualche mese sta il futuro "energetico" del nostro paese (è da poco Amministratore Delegato di RSE, Ricerca sul Sistema Energetico, la società che lavora sulla ricerca e sperimentazione di fonti di energia in Italia) - in un luogo inusuale, la Valtellina, in laboratori situati ai piedi di montagne con paesaggi naturali strepitosi.

Primitivismo tecnologico.

NuDe funziona (o ha la presunzione di volerlo fare) come un organismo complesso. La ricerca su nuovi materiali e processi produttivi, la sperimentazione "hard", la visione progettuale di esigenze del vivere contemporaneo, la spinta verso stimoli emozionali nuovi, inusuali, verso esperienze e spunti aperti verso nuovi scenari concorrono a equilibrare un sistema di competenze complesso alla continua ricerca di stati di equilibrio.
Ma lo scopo, dentro NuDe, è proprio di romperli gli equilibri, per crearne di nuovi con idee, spunti creativi, verifiche sperimentali, concept, oggetti.
Cosa ne esce?
Questo non sono in grado di dirlo con certezza, non è un progetto a "target" definito: ma oggi quale progetto vincente conosce i sui "veri" esiti? Ogni progetto interessante, in questo inizio di anni '10, funziona in modo ibrido, "bastardo" oserei dire. Cade in un tessuto sociale, ne trae spunti, lo disorienta, si adatta. Prendi l'iPad: a che serve? Non ha una logica d'uso pre-definita ma prova ad entrarci in contatto per un po' che vedrai che "una" la troverai.

Ecco anche in NuDe vorremmo che questo accadesse.

Non c'è un designer dal tratto autorale caratteristico che cerca nei materiali soluzioni ai suoi problemi progettuali, non sia mai! (eppoi è una cosa molto anni '90 tuttalpiù anni '00) e non c'è la frustrazione degli scienziati che arrivano vicino alle soluzioni chiedendo immancabilmente un compromesso.
C'è un esito condiviso, un percorso fluido in cui il "cosa" fa parte del percorso.
E' un modo sperimentale di arrivare a esiti concreti di arrivare ad un "sarà" rendendo il futuro un continuo susseguirsi (sorprendente) di istanti di presenti in mutazione.

GreenLantern è il primo esempio di questo percorso.

Quando abbiamo ad iniziare col legno liquido era il 2007.
Cosa ci avremmo fatto è stato quasi l'ultimo dei nostri problemi. Pensate, all'inizio siamo partiti con una bottiglia...
Quel materiale, così evocativo, stimolante, intrigante, problematico, infido doveva far parte di noi.
Come uno del team, come i ricercatori del laboratorio, come i tecnici industriali, come i fisici al lavoro sulle sue caratteristiche, come me intento a capire cosa potesse rappresentare davvero come opportunità progettuale.

Troppo facile dire "facciamoci una sedia"! Troppo vecchio progettare "qualcosa" e vestirlo del nuovo materiale, troppo bieco usarlo a sostituzione della plastica per assurgere a paladini dell'ecologia, troppo cinico violentarlo per imitare a basso costo il legno della tradizione.
Beh credo che parte di NuDe lo sia diventato, e GreenLantern è un esito condiviso, un oggetto che non mi sarebbe venuto in mente e non avrei disegnato così senza l'apertura di orizzonte che mi ha permesso di avere il legno liquido.
E' un oggetto che ha avuto una evoluzione non lineare,
E' davvero stato parte di un processo creativo che è partito da un embrione ed ha poi avuto "nutrimento" da sorgenti diverse arricchito nelle forme e nella sostanza dai dubbi degli scienziati, dei test dei ricercatori, dai pareri dei critici, dalla mano del designer, dall'esperienza del produttore.
A nessuno sarebbe venuto in mente di dire: "abbiamo il legno liquido? bene facciamo una lampada/vaso che abbia qualcosa di organico ma anche un po' primitivo così uno pensa subito al mondo naturale ma sia completamente cavo e marrone scuro cangiante che sembra radica oppure colorato con un interruttore touch anzi no che si accende accarezzandolo..."
Non era un "target" ma ne siamo fieri.
Ora, tra poche settimane, GreenLantern sarà disponibile per il pubblico.
E anche in questo già dall'inizio di questa avventura, sono a far parte del sistema organi diversi.

GreenLantern non ha avuto paura di "mostrarsi" ad un pubblico "prima" di essere prodotto.
Se si vuole, anche il pubblico stesso, chi alla fine può decidere di mettersela in casa o in ufficio, ha contribuito a come è oggi, a come potrà essere.
Ricordo, quando presentammo i primi prototipo per Edizioni Galleria Colombari, un'amica giornalista che mi disse "questo oggetto sarebbe bellissimo bianco". Per noi era legno: lo abbiamo cercato e voluto "marrone" ma stavamo mettendo in discussione a tal punto il "senso" dell'essere legno (fina ad iniettarlo in stampi) che il colore risultava un elemento davvero poco rilevante.
E quella opinione, condivisa, smontata, resa parte dell'organismo, ha offerto una nuova possibilità. "Ma facciamo che ciascuno se la faccia come più gli piace!"

Ora, in vista del Salone di Aprile stiamo lavorando su qualcosa di completamente nuovo.
Con il legno liquido faremo altro, insieme ad aziende di livello internazionale che comprenderanno di essere parte di un organismo.

Giorgio Tartaro, nella sua sintesi "giornalistica" ha colto molti degli aspetti di NuDe, molti degli aspetti che riguardano il mio modo di progettare cose quali che siano.
Molti altri li sto scoprendo in corsa anch'io.
Cosa divertente, molto divertente...

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